"Mater Strangosciàs"
- Mater strangosciàs è l'ultimo dei "Tre lai", i tre monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni della sua vita. Tre lamenti funebri ispirati a tre straordinarie figure femminil: Cleopatra, Erodiade e La Madonna.
Mater strangosciàs è una donna del popolo, umile, semplice, pura. La sua terra: la Valassina brianzola.Piange la perdita del figlio. Si rivolge a Lui. Gli chiede perché gli uomini debbano patire così tanta sofferenza. Gli domanda la ragione, il senso di quel "Sì" che lo ha portato al sacrificio più grande di tutti: la perdita della propria vita. Lo fa in dialetto brianzolo, la lingua della terra sua e dello stesso Testori. Una lingua che il poeta ha reinventato mescolandola con il latino, lo spagnolo, il francese. Mater strangosciàs è' l'ultima opera di Testori. E' un addio. Una preghiera. Un testamento. Un lascito di speranza.
La scelta di mettere in scena Mater Strangosciàs nasce dal desiderio di voler proseguire la felice collaborazione con Gigi Dall'Aglio sull'opera dei "Lai" testoriani. L'intesa artistica trovata con il regista in Cleopatràs, debuttato nel 2009, ha fatto nascere in noi il desiderio di dedicarci allo studio della Mater, una figura femminile che incarna un aspetto dell'animo umano diametralmente opposto a quello della Reina lussuriosa morta suicida per mezzo di un aspide.
Mater completa il percorso cominciato con Cleopatràs dando una chiave di lettura: "per dura che la sia" vivere la condizione di dolore dell'esistenza umana con il desiderio di lasciare ai posteri non un lamento disperato, bensì un sorriso di speranza. La speranza è un atto di fiducia di cui sento particolare bisogno, una fiducia nell'essere umano che non si identifica necessariamente in una fede religiosa ma che, attraverso il teatro, cerca, come la Mater un luogo di catarsi di fronte agli inconsolabili dolori del vivere. (Atir Teatro)

Scrive di lei Renato Palazzi: «Mentre in Cleopatràs la Scommegna acuiva gli accenti più aspri, più duri del personaggio, facendo della gretta regina brianzola di Testori, intenta a pronunciare il lamento funebre per il suo Antonio, il suo Togn, il suo Tugnàs, l'emblema di una femminilità aggressiva, rude, plebea, esasperata da roche cadenze lombarde, nella Mater strangosciàs cesella con infinita tenerezza il ritratto struggente – mai patetico, però – della madonna contadina evocata dall'autore, china a piangere quel figlio trafitto e trafittato. Se là giocava sui ritmi del verso fino a farli scivolare verso l'astrazione del puro canto, qui fa un forte lavoro sull'interiorità, sulle emozioni trattenute, quasi sul non detto».
Arianna Scommegna, classe 1973, è una delle migliori interpreti del panorama teatrale italiano. Diplomata alla "Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi", è socia fondatrice della compagnia ATIR, con la quale ha recitato in diversi spettacoli diretti da Serena Sinigaglia. Giustamente celebre anche la sua interpretazione in "La Molli, divertimento alle spalle di Joyce" diretta da Gabriele Vacis. Dopo il Premio della Critica vinto nel 2010, nel 2011 ha ricevuto anche il Premio Hystrio come migliore interprete italiana.
Arianna Scommegna, classe 1973, è una delle migliori interpreti del panorama teatrale italiano. Diplomata alla "Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi", è socia fondatrice della compagnia ATIR, con la quale ha recitato in diversi spettacoli diretti da Serena Sinigaglia. Giustamente celebre anche la sua interpretazione in "La Molli, divertimento alle spalle di Joyce" diretta da Gabriele Vacis. Dopo il Premio della Critica vinto nel 2010, nel 2011 ha ricevuto anche il Premio Hystrio come migliore interprete italiana.